Incassato il colpo per la pesante ristrutturazione societaria di Fret Sncf, la Francia si concentra su un imponente piano d’investimenti di oltre quattro miliardi di euro fino al 2032 per lo sviluppo del trasporto ferroviario. Il programma conosciuto come Ulysse Fret prevede un’ampia fase di confronto che coinvolge sia le istituzioni sia gli operatori. Questo dibattito un primo risultato lo ha portato a casa, e precisamente un documento operativo redatto dal ministero francese della Pianificazione territoriale insieme al gestore della rete ferroviaria Sncf Réseau e all’associazione degli operatori Alliance 4F (Fret Ferroviaire Français du Futur).
Il rapporto suddivide il piano in otto macro-aree di investimento che spaziano dal potenziamento capillare della rete alla digitalizzazione. In particolare, vengono individuate 72 misure da finanziare con i fondi assegnati al piano Ulysse Fret. In sintesi ecco gli otto settori di intervento: linee diffuse, binari di raccordo, scali di manovra, interconnessione degli impianti alla rete principale, aumento della capacità, adeguamento e realizzazione di nuovi terminal, adeguamento dell’infrastruttura per il trasporto dei semirimorchi e sviluppo della digitalizzazione.
Secondo il rapporto, in Francia ci sono 140 linee ferroviarie per un totale di 2mila chilometri, molte delle quali riservate al trasporto merci, ma questa rete capillare è costituita da linee obsolete che richiedono significativi lavori di ristrutturazione per valorizzarle a mantenerle in efficienza. In questo caso, considerando le risorse già impegnate e quelle da reperire andrebbero investiti 700 milioni di euro.
Il rapporto affronta anche un argomento molto dibattuto tra le imprese ferroviarie, quello del traffico a carro singolo che ha progressivamente perso terreno. Anche in Francia rappresenta meno di un quarto del traffico merci ed è fortemente dipendente dalla presenza dei binari di raccordo. Questa tipologia di servizio legata agli scali di manovra è favorita soprattutto dalla presenza di impianti con sella di lancio, ormai molto rari e in tutta la Francia ne sono rimasti solo quattro (Woippy, Sibelin, Miramas e Le Bourget). Qui Sncf ha un piano di investimenti da 156 milioni di euro, ma gli operatori prefigurano ulteriori esigenze per 30 milioni.
I binari di raccordo che collegano terminal, porti e aree industriali alla rete principale presentano numerose carenze in quanto poco e male utilizzati. Il rapporto afferma che solo poco più di mille raccordi su un totale che sfiora i 2900 risultano attualmente operativi: quasi 1800 le tratte inutilizzate e di queste solo 400 sono in buone condizioni generali.
Arriviamo quindi al capitolo del trasporto combinato. Il documento prende in esame i terminal intermodali e osserva come la maggior parte di questi sta raggiungendo i propri limiti di capacità anche perché negli ultimi 15 anni sono mancati investimenti significativi. Per rilanciare l’intermodalità occorre destinare risorse per oltre un miliardo di euro, dei quali poco più di 400 milioni da investire in nuove infrastrutture e quasi 700 per ammodernare e potenziare le strutture esistenti. Qui si potrebbero mettere insieme risorse pubbliche e private.
Un altro settore analizzato in modo più specifico nel rapporto è quello del trasporto ferroviario dei semirimorchi. Per poter formulare un progetto operativo occorre prima di tutto identificare i principali flussi di traffico in modo da definire le soluzioni migliori. Sembrerà strano, ma una mappa così dettagliata ora come ora non esiste. L’obiettivo è quello di metterla a punto entro il 2032 in modo da varare un piano di interventi come orizzonte il 2040.
Piermario Curti Sacchi