Dopo anni di indagini è iniziato in Francia il processo nei confronti di Gefco, azienda di trasporti e logistica francese appartenuta al gruppo Psa ma recentemente passata sotto al controllo di Leva/Cma Cgm. L’impresa è accusata di sfruttamento del lavoro nero e di evasione fiscale e la sentenza del tribunale di Vesoul, città della Borgogna a circa 100 chilometri da Digione, è attesa per i primi giorni di luglio.
I fatti risalgono al 2017 quando, dopo un banale controllo dalla Dreal - il dipartimento regionale dell'Ambiente, della Pianificazione e dell'Edilizia Abitativa - è stato aperto un fascicolo a causa di diverse irregolarità nelle dichiarazioni di 35 autisti del gruppo, assunti in aziende registrate in Polonia, Slovacchia e Alsazia. Secondo la Dreal, i conducenti avrebbero dovuto essere registrati in Francia e non all’estero, dato che tutta l’attività si svolgeva unicamente su territorio nazionale, e la mancata iscrizione dei dipendenti alla previdenza sociale qualificherebbe il reato di lavoro nero.
Nel rapporto sono state inoltre segnalate irregolarità nel parcheggio-dormitorio riservato agli autisti del gruppo, con baracche che non potevano soddisfare gli standard igienici di base per l’accoglienza dei dipendenti e che sono state definite come bungalow insalubri. L'inchiesta ha assunto da subito una portata internazionale ed è stata affidata all'Ufficio centrale per la lotta al lavoro nero della Gendarmeria, ma alle indagini hanno partecipato anche l’Uracti, l'unità di controllo regionale responsabile della lotta al lavoro nero e l’Urssaf, ovvero l’Unione per la riscossione dei contributi e delle prestazioni di sicurezza sociale.
Oltre a Gefco - presente con le due società SA Gefco (Ora Ceva Logistics Europe) e Sas Gefco France (ora Ceva Logistics Ground et Rail France) - sul banco degli imputati ci sono due società di trasporto polacche e una slovacca, una società di trasporto francese con sede in Alsazia e cinque dirigenti di queste società. Le società estere coinvolte sono state descritte come "società di comodo" che concentravano la loro attività in Francia ed effettuavano "quasi la totalità del loro fatturato con Gefco Vesoul" (circa il 97%), che commissionava direttamente i tragitti da effettuare.
I primi arresti sono avvenuti nel marzo del 2018 e, in tutto, sono dieci le persone poste in stato di fermo. La Gefco - che nel 2022 è stata acquisita da Ceva Logistics entrando a far parte del gruppo Cma Cgm - si è dichiarata estranea alla vicenda e ha segnalato diverse irregolarità nel processo. Secondo gli avvocati difensori, tutti gli autisti erano regolarmente registrati nei rispettivi Paesi di origine e tutti gli autisti legalmente assunti e non ci sarebbero quindi gli estremi per il lavoro nero.
Gli avvocati hanno anche dichiarato che la natura stessa delle imprese di trasporto consente loro di lavorare in Paesi diversi da quelli in cui l’impresa è registrata. L’arringa difensiva è poi proseguita parlando del parcheggio che non sarebbe stato un lager come descritto nel fascicolo, ma un semplice luogo di ricreazione messo a disposizione dei dipendenti, che però non utilizzavano il dormitorio ma pernottavano unicamente nelle cuccette del camion.
La prima parte del processo, iniziata il 7 di aprile, è durata quattro giorni al termine dei quali il pubblico ministero ha chiesto pene severe per gli imputati. Il gruppo Gefco potrebbe ricevere una multa fino a 450mila euro per lavoro nero ma le ammende totali potrebbero superare gli 800mila euro, ossia il totale dei contributi previdenziali mai versati. La sentenza è attesa per il 3 luglio.
Marco Martinelli