Di fronte a questo quadro preoccupante, emerge però la disponibilità degli autisti ad accogliere soluzioni tecnologiche che possano supportare una guida più sicura. Il 69% degli intervistati accoglie con favore gli strumenti tecnologici, con punte dell'80% nei Paesi Bassi e del 77% in Irlanda. Solo in Spagna l'apertura verso le nuove tecnologie scende sotto il 60%. Questo dato suggerisce una correlazione interessante: laddove lo stress è percepito più acutamente, cresce anche l'interesse per soluzioni telematiche, sistemi Adas (Advanced Driver Assistance Systems) e coaching digitale.
Il peso psicologico del lavoro non si limita a influenzare la sicurezza stradale, ma si traduce anche in una fuga dal settore. Il 47% del totale degli intervistati ha preso in considerazione l'idea di lasciare la professione nell'ultimo anno, una percentuale che assume dimensioni più rilevanti in alcuni Paesi. L'Irlanda guida anche questa classifica negativa con oltre il 60% degli autisti che valuta l'abbandono della professione, mentre i Paesi Bassi registrano il dato più basso, comunque preoccupante, del 34%. Questo fenomeno aggrava ulteriormente la carenza cronica di autisti che già affligge l'Europa, minacciando la continuità operativa del settore dei trasporti e aumentando i costi di reclutamento e formazione per le aziende.
Le ripercussioni di questa situazione non si limitano agli aspetti umani e sociali, ma si traducono in pesanti costi economici per le flotte. Secondo la ricerca, le cattive pratiche - velocità elevata, guida brusca, sovraccarico dei veicoli - e la congestione del traffico fanno lievitare i costi di manutenzione e riducono l'efficienza operativa fino al 10-40% nei contesti caratterizzati da frequenti fermate e ripartenze. A questi si aggiungono premi assicurativi più elevati, un maggior rischio di contenziosi legali e, non ultimo, l'impatto devastante che incidenti gravi possono avere sotto il profilo finanziario e reputazionale per le aziende del settore.