In Europa stanno tornando i controlli interni e con essi immagini che erano diventate rare ma sono ormai più frequenti: quelle di lunghe code di veicoli industriali in attesa alla frontiera per controlli. È quello che sta avvenendo da oltre un anno e mezzo tra Germania e Polonia, a causa dei controlli imposti da Berlino contro l’immigrazione clandestina e che si sono intensificati con l’insediamento del nuovo Governo di Friedrich Merz, che il 6 maggio 2025 ha formalizzato l'introduzione di controlli documentali obbligatori su tutte le persone e merci in ingresso dalla Polonia.
Questo provvedimento, annunciato dal ministro degli Interni Alexander Dobrindt, è un'evoluzione dei controlli temporanei avviati nell'ottobre 2023 e prorogati fino al 15 settembre 2025. Il quadro normativo si appoggia all'articolo 25 del Codice Frontiere Schengen, invocando "minacce persistenti all'ordine pubblico". Per svolgere questi controlli, la Polizia federale tedesca ha quadruplicato il personale di frontiera, passando da 11mila a 14mila agenti.
Oggi sono tre i principali punti di attraversamento più colpiti dalle code. Secondo fonti locali, la situazione peggiore è tra Jędrzychowice e Ludwigsdorf, dove passa l’autostrada A4, con file di camion fermi che raggiungono i quindici chilometri. La congestione media tra Świecko e Francoforte sull’Oder (autostrada A2) è di otto chilometri, mentre tra Zgorzelec e Görlitz ci sono deviazioni nel centro urbano per i veicoli leggeri.
I controlli alle frontiere tra Germania e Polonia non sono una novità ma hanno seguito una crescita graduale ma costante negli ultimi due anni. L'introduzione iniziale risale all'ottobre 2023, quando la Germania implementò controlli fissi alla frontiera con Polonia e Repubblica Ceca. Un provvedimento che avrebbe dovuto essere una deroga temporanea agli accordi di Schengen, giustificata dalle autorità tedesche come misura necessaria per la sicurezza nazionale.
Il settembre 2024 ha però segnato un punto di svolta importante, quando la Germania estese i controlli a tutte le sue frontiere terrestri, inclusi i confini con Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Belgio, Danimarca, Austria e Svizzera. Questa decisione, annunciata per durare inizialmente sei mesi, venne giustificata dalla ministra dell'Interno Nancy Faeser come risposta alla lotta contro l'immigrazione illegale e il terrorismo islamico.