L’Iru ha diffuso ad aprile 2025 il rapporto Global Truck Driver Shortage Report 2024, che mostra la situazione mondiale della carenza di autisti nell’autotrasporto. Emerge che questo fenomeno si è ormai consolidato come strutturale a livello globale. Nel 2024, l’Iru ha rilevato circa 3,6 milioni di posti di lavoro vacanti nel settore. È un numero stabile rispetto all’anno precedente, ma solo in modo apparente, a causa di una temporanea diminuzione della domanda di trasporto. Tuttavia, questo dato nasconde un problema profondo e persistente, che potrebbe aggravarsi nei prossimi anni se non affrontato con decisione e visione strategica.
Tra le questioni centrali del rapporto emerge con chiarezza il fenomeno dell'invecchiamento della forza lavoro: oltre il 31,6% degli autisti oggi attivi ha più di 55 anni, mentre la quota di giovani autisti sotto i 25 anni è limitata ad appena il 6,5%. Questo squilibrio anagrafico è sintomo di un problema più ampio legato all'attrattività del mestiere, percepito da molti giovani come poco gratificante, faticoso e scarsamente compatibile con una vita privata equilibrata. Alcuni Paesi mostrano situazioni ancora più preoccupanti: in Italia, ad esempio, la percentuale di autisti sotto i 25 anni è di appena il 2,2% e in Spagna è del 3%; al contempo, la percentuale di autisti sopra i 55 anni raggiunge livelli particolarmente elevati, con il 45% in Italia e addirittura il 50% in Spagna. Ciò significa che nei prossimi cinque-dieci anni milioni di autisti potrebbero andare in pensione senza che vi sia un ricambio generazionale sufficiente a garantire la continuità operativa.
Parallelamente, il settore soffre di una scarsa presenza femminile, attestandosi globalmente sotto il 6%, con un massimo del 8% negli Stati Uniti. Le barriere che limitano l'ingresso delle donne in questa professione sono molteplici: dalle condizioni infrastrutturali dei punti di sosta, spesso inadeguate, alla mancanza di flessibilità oraria e supporto per la conciliazione vita-lavoro. Promuovere l'accesso femminile alla professione potrebbe rappresentare secondo l’Iru una delle leve più efficaci per ampliare il bacino di forza lavoro potenziale, oltre a migliorare la diversità e l'inclusività del settore.
Esistono solide barriere all'ingresso di nuovi autisti. Tra queste spiccano gli elevati costi per conseguire le patenti professionali, la complessa burocrazia dei percorsi di formazione, la scarsa promozione del mestiere nei percorsi educativi e la percezione negativa che ancora grava su questa figura, spesso vista come un lavoro di sacrificio piuttosto che come una carriera di valore.
Il rapporto dell’Iru ammonisce che, senza misure incisive e coordinate a livello internazionale, il numero di posti vacanti potrebbe raddoppiare entro il 2028, generando seri problemi per la logistica globale e per l'affidabilità delle catene di approvvigionamento. Le conseguenze economiche potrebbero essere rilevanti, incidendo sui costi di trasporto, sulla puntualità delle consegne e, in ultima analisi, sui prezzi finali dei beni al consumo.
L’organizzazione suggerisce alcune soluzioni, tra cui spiccano la semplificazione dei percorsi di accesso alla professione per i giovani, attraverso incentivi economici e programmi scolastici mirati, e iniziative per aumentare la presenza femminile, come politiche di sostegno familiare, mentoring e infrastrutture più sicure. Inoltre, propone politiche migratorie studiate per tamponare la carenza nel breve termine, agevolando l'ingresso di conducenti qualificati da Paesi terzi.
L’Iru identifica anche la digitalizzazione e l'innovazione tecnologica come strumenti utili per ridurre il carico lavorativo, migliorare la sicurezza e semplificare la gestione delle flotte. L'adozione di tecnologie come i sistemi di assistenza alla guida, la logistica predittiva e le piattaforme digitali per la pianificazione dei percorsi potrebbe contribuire a rendere la professione più attraente, soprattutto per le nuove generazioni.
Un ulteriore elemento di interesse emerso dal rapporto Iru 2024 riguarda la distribuzione geografica della carenza di autisti nei diversi continenti. La situazione risulta eterogenea, con alcune aree maggiormente colpite rispetto ad altre. In Europa, la carenza si conferma elevata, con 426mila posizioni non coperte (12% del totale), soprattutto in Germania, Polonia, Italia e Spagna. I dati indicano che la situazione si sta aggravando per effetto dell’invecchiamento della forza lavoro e della scarsa attrattività del settore per le nuove generazioni. La carenza di autisti in Europa si accompagna a un’elevata complessità normativa e a difficoltà di mobilità tra Paesi, fattori che complicano ulteriormente il reclutamento internazionale.
Negli Stati Uniti e in Messico, la situazione è simile: la domanda di trasporto resta elevata, ma la professione continua a soffrire di una cronica carenza di giovani autisti. Negli Stati Uniti ci sono 67mila posizioni vacanti, che salgono a 99mila in Messico. Anche in questi casi il tasso di ricambio generazionale è insufficiente, mentre il numero di pensionamenti cresce rapidamente. Tuttavia, l’interesse a implementare soluzioni tecnologiche avanzate e a migliorare le condizioni lavorative è maggiore rispetto ad altre regioni.
In Asia, il quadro è variegato. In Giappone, l’invecchiamento demografico si riflette direttamente sulla forza lavoro del trasporto merci, con una carenza crescente di conducenti. In paesi come l’India e la Cina, invece, la disponibilità di manodopera è maggiore, ma spesso mancano standard professionali, infrastrutture adeguate e tutele contrattuali, con conseguenti difficoltà nel trattenere personale qualificato. Comunque, in Cina l’Iru rileva 2,9 milioni di posti vacanti, pari al 16% del totale.
Nel Medio Oriente e in alcune aree dell’Africa, la carenza è meno pronunciata in termini assoluti, ma in crescita relativa. Qui, lo sviluppo economico in atto sta aumentando la domanda di trasporto, mentre la formazione professionale e la regolamentazione del settore risultano ancora in fase embrionale. Infine, in America Latina, la situazione è contrastante e le sfide principali includono la sicurezza, le condizioni lavorative e la carenza di percorsi formativi certificati.