Il porto di Livorno è al centro di una nuova vertenza tra gli autotrasportatori e la gestione portuale. La Fita Cna, che rappresenta le imprese di autotrasporto artigiane, torna a denunciare all’inizio di maggio 2025 condizioni operative definite insostenibili, con giornate di caos logistico e lunghe attese presso i terminal, in particolare alla Darsena Toscana. Secondo l’associazione, in questi giorni le code di mezzi pesanti arrivano fino all’innesto della superstrada Fipili, bloccando non solo le attività ma anche la viabilità esterna.
In conseguenza di questa situazione, il presidente di Fita Cna Trasporti, Massimo Angioli, ha annunciato il 4 maggio 2025 l’introduzione di un sovrapprezzo per la congestione, come già avviene al porto di Genova, perché le imprese di autotrasporto non possono sostenere i maggiori costi dovuti ai ritardi al carico e scarico ai terminal container. “Saranno quindi addebitati ai committenti”, ha affermato Angioli. Non è la prima volta che gli autotrasportatori livornesi denunciano questo problema e insieme all’applicazione del sovrapprezzo chiamano in causa l’Autorità portuale, chiedendo la convocazione di un Tavolo con tutti gli operatori interessati.
La Fita spiega che le attese ai varchi e nelle aree operative arrivano a superare le tre o quattro ore, un tempo che compromette la redditività del trasporto e mette a rischio il rispetto dei tempi di guida. Alessandro Longobardi, coordinatore di Cna Trasporti, dichiara che agli autotrasportatori non interessa sapere le cause dei ritardi: “Navi, picchi di lavoro, guasti, manutenzioni, vento o altri disservizi non devono ricadere sulle nostre imprese. Il nostro mestiere è trasportare merce per conto di un cliente, e se i costi aumentano, aumenterà il prezzo del servizio”.
L’associazione mette in rilievo anche altri problemi strutturali, tra cui spicca la gestione dei contenitori vuoti, che sta diventando un ulteriore fattore critico. Secondo Angioli, i terminal hanno ripreso a consegnare container non idonei al riutilizzo – ossia danneggiati, sporchi, maleodoranti o non del tutto vuoti – costringendo i trasportatori a sostituirli altrove, con ulteriori oneri economici e tempi di guida extra: “Anche questi costi dovrà pagarli la committenza perché non possono continuare a gravare sulle nostre spalle. È contrario alla normativa e inaccettabile sul piano professionale”.
Un altro fronte aperto è quello degli orari di apertura dei terminal, ritenuti non compatibili con le esigenze operative dell’autotrasporto, che subisce ritardi anche a causa dei controlli su merci del settore chimico e alimentare. A questo si aggiungono ostacoli di natura burocratica e procedurale che complicano ulteriormente le operazioni, generando attese non remunerate.
Nel 2024 la movimentazione dei container nel porto di Livorno ha subito una leggera contrazione dello 0,9%, attestandosi a 663.622 teu. Tuttavia, si è osservato un incremento dei contenitori pieni (+1,9%, pari a 446.822 teu) e un calo di quelli vuoti (-9%, pari a 140.502 teu).