La grave esplosione avvenuta nel porto iraniano di Bandar Abbas il 27 aprile 2025 – che ha causato almeno quaranta morti e un migliaio di feriti – ha avuto un effetto collaterale che dura fino a oggi: uno sciopero nazionale degli autotrasportatori, iniziato il 19 maggio. L’esplosione – probabilmente causata dal deposito illegale tra merci civili di propellenti solidi per missili appartenenti ai Guardiani della Rivoluzione – ha ucciso numerosi camionisti e distrutto decine di veicoli industriali. Ma questo è stato solo l’innesco di una protesta che covava da tempo.
Le rivendicazioni degli autotrasportatori nascono dall’aumento dei costi, dalle tariffe basse e dalla scarsa sicurezza. In particolare, sono aumentate le assicurazioni, i ricambi e perfino il carburante (in un Paese che esporta petrolio), mentre è stata drasticamente ridotta la quota di gasolio agevolato per l’autotrasporto. Non solo: problemi legati alla logistica stanno causando ritardi nella distribuzione del carburante. Inoltre, i camionisti lamentano una scarsa sicurezza sulle strade e l’aumento dei furti e chiedono il riconoscimento di lavoro usurante.
Iniziato proprio a Bandar Abbas, lo sciopero si è rapidamente steso a tutto l’Iran. Fonti d'iraniani in esilio affermano che starebbero aderendo circa 900mila autisti, che avrebbero fermato il novanta percento dell’autotrasporto. Sarebbero coinvolte tra 125 e 163 città, con con forti ripercussioni su catene di approvvigionamento, distribuzione di carburante, attività industriali e agricole.
Sempre queste fonti affermano che lo sciopero avrebbe ricevuto il sostegno da altre categorie colpite dalla crisi economica, come panettieri, agricoltori, insegnanti, pensionati e operatori sanitari e hanno espresso solidarietà anche personaggi pubblici e dissidenti, tra cui il regista Jafar Panahi (Palma d’Oro a Cannes), la Nobel per la pace Narges Mohammadi e il cantante Mehdi Yarrahi.
Il Governo ha risposto allo sciopero dei camionisti con una combinazione di repressione (arresti, minacce di revoca delle licenze, confisca dei mezzi, uso della forza) e promesse (aumenti temporanei delle quote carburante, 500 litri gratis per i non scioperanti), mentre ha accusato “media ostili stranieri” di fomentare il movimento, minimizzando la portata dello sciopero nei media di Stato. La reazione del Governo non ha però stroncato la protesta, che non si è ancora esaurita dopo undici giorni e oggi rappresenta una delle principali forme di dissenso organizzato contro il regime.