Ora, il numero massimo delle autorizzazioni all'autotrasporto bilaterale tra Turchia e Italia è 37mila e la delegazione turca ne ha chieste 14mila in più, sostenendo che il traffico verso diverse destinazioni europee è aumentato negli ultimi anni. In particolare, i vettori turchi aumentano i viaggi per Gran Bretagna, Francia, Svizzera e Germania. Le associazioni dell'autotrasporto italiane si sono però opposte, affermando che in traffico tra i due Paesi è diminuito del 15% in tonnellaggio.
Invece, gli italiani hanno chiesto di aumentare la qualità dei veicoli, piuttosto che la quantità (concedendo autorizzazioni solo per camion Euro 5 e superiori) e favorendo l'uso dell'intermodale, muovendo i veicoli turchi su nave fino ai porti italiani (soprattutto Trieste) e facendoli proseguire su treno. In tal senso, le associazioni italiane propongono l'istituzione di ottomila autorizzazioni solo intermodali.
Gli italiani hanno chiesto anche l'aumento delle autorizzazioni al trazionismo, ossia quelle che consentono a trattori italiani di trainare semirimorchi turchi. Idea che però non piace all'altra parte, che considera elevate le tariffe italiane. Un altro punto di contrasto riguarda le regole sulle procedure doganali. Le associazioni italiane chiedono una maggiore armonizzazione.
Giunti così allo stallo, non si è raggiunto un accordo tra trasportatori. Ora la parola passa ai Governi. Quindi, Anita, Conftrasporto e Fita Cna hanno inviato una lettera al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e al ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, per chiedere di non aumentare le autorizzazioni turche. Più in generale, le associazioni chiedono al Governo di "riconsiderare la politica del trasporto internazionale che il nostro Paese ha portato avanti negli ultimi anni in sede di Accordi bilaterali con i Paesi extra-UE, che ha decretato la costante perdita di commesse del trasporto nazionale a vantaggio di operatori stranieri".
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